Una serata densa di concetti fondamentali che vanno ben oltre la semplice materia economica. Come per tutti i grandi eventi non esiste una sola causa, ma più cause, che nascono da lontano e si gonfiano nel tempo, per poi scoppiare improvvisamente e coinvolgere tutti.
Massimo Calvi, giornalista di Avvenire, ha esposto in modo efficace i punti fondamentali della crisi scoppiata prima negli Stati Uniti (2007) e poi deflagrata rovinosamente anche in Europa.
Tutto nasce dal credito facile (mutui subprime) concesso dalle banche americane nella prima metà dello scorso decennio, grazie a tassi bassissimi e a un mercato immobiliare in continua ascesa. I mutui “a rischio” vengono poi impacchettati in prodotti finanziari tossici che raggiungono ben presto ogni angolo del pianeta.
Ma quando i titolari dei mutui subprime non riescono più a fronteggiare i loro impegni crolla tutto il castello di carta. Falliscono banche a ripetizione e si scatena una crisi di fiducia che induce gli Stati a intervenire, sia al di là che al di qua dell’Atlantico. E in Europa i problemi della turbofinanza si sommano a quelli di debiti pubblici elevati e a una scarsissima visione comune della Casa Europea. Scoppia la crisi dei debiti pubblici e degli spread fuori controllo, alla quale si cerca di porre rimedio con manovre lacrime e sangue, che spesso però non sortiscono effetto alcuno contro la speculazione.
Perchè è successo tutto questo e, soprattutto, come se ne esce? Secondo Calvi la causa ultima va cercata nell’avidità, che “è all’origine di tutti quei comportamenti che creano un benessere artificiale facendo pagare i danni a qualcun altro”. Difficile dire come e quando se ne uscirà, ma fino a quando non verranno recuperati (a tutti i livelli) i valori fondamentali del bene comune, della dignità della persona umana e della solidarietà rischiamo che ogni tentativo di evitare nuove crisi sia destinato a fallire.
La serata è proseguita con Angelo Porro, Presidente di Cassa Rurale e Artigiana di Cantù, che ha riassunto come il tessuto economico locale abbia vissuto questi ultimi anni di crisi.
L’onda lunga della crisi da noi arriva nel settembre 2008, ma è un vero tornado quello che si abbatte su imprese e famiglie.
Il fallimento di Lehman Brothers, la banca d’affari americana, scatena in tutto il mondo una crisi di fiducia enorme. Declinandosi, nel sistema bancario internazionale, in una improvvisa e durissima crisi di liquidità. Nessuno si fida più di nessuno per paura che le altre banche nascondano titoli tossici nei loro bilanci, con il risultato che il costo del denaro diventa elevato per le banche stesse e per imprese e famiglie.
Intanto la crisi finanziaria diventa, e lo vediamo tuttora, profonda crisi economica: nelle imprese scarseggiano gli ordini, parecchie sono costrette a ridursi e tante drammaticamente a chiudere, con ricadute sociali enormi. I timidi segnali di ripresa intravisti a inizio 2010 e a inizio 2011 sfumano rapidamente, mentre anche l’anno in corso si conferma decisamente negativo. In questo quadro a tinte fosche non mancano però note positive: se scendono i consumi interni sono invece in costante aumento le esportazioni, segno che le aziende non smettono di cercare nuovi sbocchi commerciali, soprattutto in quelle aree dove il made in Italy rappresenta un valore aggiunto.
Vi suggeriamo le seguenti letture:
- “Capire la Crisi” di Massimo Calvi, Rubbettino Ed., 2012