Gli angeli dipinti dai Recchi tornano a volare al castello

Restaurati i migliori affreschi della bottega comasca a Vertemate. Da una ricerca della scuola media il via ai lavori dell’Accademia Galli
Libera Mente è la meritoria associazione promotrice dell’intervento di restauro che ha riportato allo splendore gli affreschi dell’ex cappella gentilizia della famiglia Carcano dedicata a San Giorgio e a San Cristoforo nel castello di Vertemate, oggi casa di riposo gestista dalle Canossiane.
I restauri sono stati condotti dalla Vanda Franceschetti dell’Accademia Aldo Galli con i suoi allievi.
A portare l’attenzione sugli affreschi, prima che uscisse il bel libro di Andrea Bonavita, Maria Galli e Marco Leoni, “Vertemate con Minoprio. L’abbazia, il castello, la villa” (Nodo libri 2009), era la scuola media di Vertemate con una ricerca guidata dai professori Gabriella Sidoli ed Edoardo Volonté, culminata in una pubblicazione.
In quel frangente l’avvocato Cesare Piovan della società Archeologica mi invitò a vedere quegli offuscati affreschi che Gabriella Sidoli giustamente riteneva di scuola del Morazzone. Io azzardai un’attribuzione ai Recchi, che ancora sostengo. Il restauro ha consolidato la muratura e rinsaldato gli intonaci della volta a botte del presbiterio con l”‘Ascensione di Gesù” e numerosi angeli, che sono i protagonisti del ciclo anche sulla parete di fondo.
E’ ricomparso anche lo stemma dei Carcano all’esterno dell’arco di accesso alla cappella, oggi ridotta alla parte superiore per interventi edilizi moderni. Anche la volta della cappella, ancora non restaurata, è affrescata, così come una sala al piano inferiore con un ciclo seicentesco con temi guerreschi.
La cappella presenta nel sottarco, in accordo tematico con il castello in cui si trova, quattro angioletti che reggono spada, elmo, frecce, crogiolo per la forgiatura delle armi e forchetto per cacciare le fascine nella fornace. Sono calzanti i confronti con analoghi soggetti dei Recchi nelle chiese. Ritornano anche certi motivi di architettura e di ornato dipinto a monocroma: i festoni con frutti e cartocci sono molto vicini a quelli del ciclo delle divinità pagane di palazzo Lambertenghi a Como di Giovan Battista Recchi. Evidente è la dipendenza dallo stile del Morazzone negli angeli musicanti: le due grandi figure, quella a sinistra che suona l’organo, e quella a destra con la viola da gamba, sono stilisticamente affini ai due angeli che accompagnano l’Ascensione di Cristo sulla volta a botte e sono paragonabili ad analoghe figure in San Giuseppe a Como(1625) o nell’oratorio della Beata Vergine del Moletto a Limonta(1649 ca.).
Seminascosti dietro di loro, e in allontanamento prospettico, gli altri angeli, che suonano strumenti a fiato o cantano, sono stilisticamente meno eleganti, probabile intervento di bottega. Il medesimo soggetto fu dai Recchi dipinto in Santa Maria Assunta di Prosto di Piuro (SO) nel 1641.
In anni non lontani anche in San Giorgio in Borgovico, ricostruita da Giovan Battista Recchi e dipinta dai pittori della sua famiglia, la cappella della Vergine ebbe medaglioni a fresco con il medesimo tema e persino un angioletto in volo è del tutto identico ad uno di Vertemate: fu utilizzato quasi certamente il medesimo cartone.
La texture di fondo nel monocromo rosso-bruno è paragonabile a quella dell’VIII cappella del Sacro Monte di Varese (1648). Motivo ricorrente nelle architetture e nelle quadrature dipinte dai Recchi è l’imitazione della macchiavecchia: la pietra rossa di Arzo compare anche a Vertemate nell’arco trionfale. Il sott’in su della prospettiva dell’Ascensione di Cristo, è paragonabile all’Assunta dell’oratorio di San Giuseppe in Valleggio di Como: la datazione degli affreschi di Vertemate non dev’essere lontana perché la costruzione e gli ornati furono conclusi nel 1629 secondo un’epigrafe che stava nel castello.
I grandi angeli alla sommità del muro di fondo, presso la finestra, sembrano anticipare la soluzione dell’Annunciazione che Giovan Paolo coi nipoti Raffaele e Carlo avrebbe dipinto a Sant’Andrea di Brunate(1681-82). Giovanni Battista Recchi(1586/1589-1648), figlio del vasaio Tommaso, fu il capo della fortunata bottega nel Borgo Vico di Como; lavorò a fianco del più giovane fratello Giovanni Paolo(1600 ca. – 1686), che proseguì l’attività dopo la morte di Giovanni Battista a fianco dei di lui figli (Giovanni Antonio) e nipoti (Raffaele e Carlo).
La bottega Recchi si trovava dove oggi è la sede della Provincia, in parrocchia di San Marco fino al 1624, quindi si ritrovò assegnata alla parrocchia di San Giorgio: per entrambe le chiese i pittori dipinsero le pale d’altare e cicli di affreschi. La pala con il Martirio di San Marco, dipinta quando, da sede parrocchiale, San Marco divenne chiesa delle monache agostiniane, fu firmata dai due fratelli e datata 1640: è esposta nella Pinacoteca di Palazzo Volpi.
La pala di San Giorgio e Sant’Eutichio (1641 ca.), rimossa dall’altare maggiore, sta ora nella navata destra della basilica di San Giorgio. La loro prima opera documentata è il ciclo d’affreschi di San Giuseppe in Valleggio (1625-1626). La qualità delle pitture dei Recchi non è omogenea e dipende anche dalla disponibilità dei committenti. I dipinti di Vertemate sono tra i migliori, a riprova della committenza nobiliare dei Carcano.

Alberto Rovi

 

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