I Mercanti Lombardi

marco-fioriniTermina con un ulteriore importante partecipazione di pubblico, il ciclo che Libera Mente ha dedicato al Medioevo, con particolare attenzione a quello di “casa nostra”.
Marco Fiorini, storico, attento conoscitore del Medioevo europeo, nel quinto incontro ci ha parlato della “Lombardia” tardo medievale, come all’epoca era considerata l’interna val Padana.
Nel corso dei secoli XII–XIV e soprattutto nel Duecento il termine “italiani” non era ancora utilizzato all’estero a causa della frammentazione politica della nostra penisola. Nonostante essi fossero presenti ovunque in Europa, si preferiva denominarli secondo la città di provenienza, fiorentini, veneziani o genovesi mentre il termine “lombardi” indicava genericamente coloro che provenivano dalla pianura padana mentre le presenze dal Mezzogiorno erano pressoché nulle. Essi erano in particolare astigiani, piacentini, lucchesi ma anche lombardi come si intende oggigiorno e detenevano il controllo del settore molto lucrativo dell’industria tessile laniera. Tale commercio coinvolgeva le materie prime provenienti dal Medio Oriente, i trasporti garantiti dallo strapotere sul mare di Genova, la tessitura e la tintura in Italia ed infine i mercati e le Fiere in Francia, ricco mercato di consumo. Quando però si affacciarono nuovi prodotti concorrenziali di qualità superiore fu necessario per questi mercanti cercare di “risalire la filiera” per individuarne la provenienza. Eccoli dunque stabilirsi dapprima in Francia, poi nelle Fiandre dove si trovavano le tessiture ed infine giungere in Inghilterra da dove proveniva la finissima materia prima. L’allevamento di pecore era uno delle poche fonti di introito per i numerosi monasteri inglesi che versavano in grandi difficoltà economiche, spesso di abbandono. Fu facile per i “lombardi”, uomini per definizione ricchi e colti, stabilire delle solide basi commerciali e procurarsi in esclusiva la preziosa materia prima creando un monopolio assai redditizio. Ciò però li espose ai capricci del potere locale da cui essi dipendevano e per questo soffrirono numerosi rovesci, angherie e persecuzioni da parte dei re di Francia ma soprattutto in Inghilterra sotto Edoardo III. Le mire espansionistiche del sovrano inglese verso la Francia puntarono sui prestiti dei lombardi per finanziarsi diventando sempre più pressanti ed ingenti a fronte di una palese insolvenza o incapacità ad onorare tali debiti. Nella seconda metà del Trecento si arrivò così al fallimento dei due principali finanziatori del re inglese, i fiorentini Bardi ed i Peruzzi complessivamente per 1,5 milioni di ducati, all’epoca una fortuna enorme.
Contemporaneamente a ciò si aggiunsero altri avvenimenti che portarono quasi al collasso l’Europa stessa : la Peste, che uccise circa la metà dell’intera popolazione, i moti popolari di rivolta, quali i Ciompi a Firenze, la “jacquerie” in Francia e la rivolta dei contadini in Inghilterra ed infine la Guerra dei Cent’anni tra questi due eterni rivali che danneggiò gravemente tutto il commercio europeo. Queste con-cause portarono alla fine della preminenza dei lombardi in Europa ed alla nascita dell’industria tessile inglese che divenne poi il motore dello potenza di questo paese nei secoli a venire. Purtroppo il ruolo attivo ed innovativo avuto dai “lombardi” nel promuovere l’economia moderna, troppe volte confuso ipocritamente con l’usura severamente proibita dalla Chiesa, non fu mai sufficientemente riconosciuto. Si può dire che essi, forse inconsapevolmente, posero le basi di quel futuro capitalismo che si affermerà poi massicciamente in Europa.